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Tao e mal di schiena

L’altro giorno ero a tavola con una persona appena conosciuta e parlavamo dell’argomento. Lei era interessata a operarsi alla schiena. Per un attimo, sembrava contenta perché aveva capito che fossi favorevole alla chirurgia della colonna. Tuttavia, è rimasta molto delusa quando le ho detto che, a mio parere, è una delle follie scientifiche moderne!

Hai mal di schiena? È un segnale, come trovare un cartello di STOP mentre guidi un’auto: non puoi pretendere di “tagliare” il cartello stradale. Il mal di schiena è un avvertimento che qualcosa non va. Se ti operi, rimuovi lo STOP, ma prima o poi ti schianterai perché non hai capito il reale problema che il tuo mal di schiena nasconde.

Il Tai Chi – Qi Gong (sono la stessa cosa) è una via che ci insegna a interpretare i segnali stradali della vita. Una volta compresi, ci permettono di vivere in salute, benessere e gioia.

La vita è un percorso e “Tao” significa la Via. Scegliere la Via, scegliere il Tao è fondamentale.

Ci troverete sabato 14 e domenica 15 ad Armonia, presso il castello di Belgioioso.

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la medicina non è una

Un tempo si chiedevano vari pareri medici e spesso i responsi erano molto divergenti l’un dall’altro e bisognava fare una scelta su quale terapia seguire o non seguire.La medicina quindi non era una scienza esatta.

Ricordo che, a causa di una ditata nell’occhio, ricevuta in un incidente giocando a pallacanestro, mi si era conficcata sopra l’occhio sinistro una lente a contatto semirigida. Pensai di averla persa, ma poi si formò un rigonfiamento e una equipe di luminari fu ben contenta di studiare il mio caso e togliermi la lente con un piccolo taglietto perché avevo stabilito una sorta di primato e finii come caso su una rivista medica.

Nel tempo si formò una ciste e all’ospedale Niguarda di Milano mi ricoverarono per toglierla chirurgicamente. Stavo li aspettando che arrivasse il primato per l’operazione quando tornò dalle vacanze il vice primato è furtivamente mi disse: scappa finché sei in tempo. Devo ringraziarlo perché col tempo la cisti sparì per conto suo.

Qual è la morale della storia? La medicina non è una scienza esatta, quel che va bene per uno può non andare bene per un altro. Se troviamo un medico incapace, siamo rovinati. Proprio una mia allieva l’altro giorno mi ha raccontato la sua odissea nel fare la cataratta, operazione tanto di moda negli ultimi anni. Le hanno rovinato l’occhio e ha dovuto cambiare tre chirurghi prima di trovarne uno che con una operazione plastica le ha ricostruito l’occhio.

Il tentativo di medici, delle università, della società attuale è quello di rendere la medicina “scienza esatta”, ma non lo sarà mai e quasi sempre meditare, curare se stessi con esercizi energetici è molto più sano che rivolgersi ad un medico.

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Salute

Senilità o saggezza?

C’è un aumento molto forte di problemi cognitivi nelle persone di una certa età. Le malattie degenerative hanno un forte impatto non solo sulle persone che ne sono affette, ma anche sulla vita dei loro familiari.

Ogni cosa negata torna: cercare sempre il controllo, non lasciarsi andare porta al suo opposto affinché si impari la lezione della vita.

Il ciclo può essere produttivo oppure nefasto; i cicli nefasti si ripetono finché la lezione viene imparata e allora  il ciclo diventa produttivo.

Ogni cosa è un ciclo e leggere molto è qualcosa da farsi in gioventù, non più tanto in età matura. La fatica degli occhi ne è un segnale.

Leggere è assimilare. La natura in primavera e in estate assimila i raggi del sole: lo fa per maturare,  per portare a compimento. Poi produce, frutti per ogni essere sulla terra. Allo stesso modo è naturale per l’essere umano non aver più bisogno di recepire, ma di dare. Quindi non abbiate problemi, ogni cosa che ci succede ha un senso profondo. Anche il capire a tutti i costi può essere bloccante,  meglio vivere che capire.

D’inverno gli orsi vanno in letargo: per gli indiani d’America sono il simbolo della meditazione. L’essere umano ha grandi capacità meditative, una pratica che studia da millenni e i saggi hanno sempre sostenuto che meditando si può influire sul mondo intero.

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La pseudo scienza

È divertente osservare come la scienza brancoli nel buio più totale. Ieri il Wall Street Journal si domandava se la nuova variante Grifone, che circola negli USA, sia dovuta ai vaccini.

La risposta è molto semplice e la indico da anni: è l’essere umano ad ammalarsi, non sono i virus a fare ammalare. Ne consegue che se un umano si deve ammalare, perché il suo stile di vita è malsano, o è stressato, o la sua mente è malsana, ad esempio credendo di essere al riparo vaccinandosi, si ammalerà comunque e quindi il virus troverà sempre la strada per contagiarlo.

Il livello della scienza è primordiale, ad esempio, prima della comprensione che la Terra gira attorno al sole, ogni teoria che gli antichi costruivano per spiegare l’universo, era vana perché era sbagliato l’intero presupposto. Era pseudo scienza nonostante il livello di arroganza che i suoi fautori avevano. Come sono identici gli pseudo scienziati attuali, costretti a dogmi di fede per sostenere le loro tesi assurde.

Si è arrivati al punto che se qualcuno osa proporre soluzioni alternative viene immediatamente messo alla gogna e bollato come eretico. Non c’è accettazione della “diversità”. La medicina, scienza che non può mai essere esatta perché studia esseri vivi, cangianti, passa una profonda crisi esistenziale.

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Sul buonismo

La Pandemia è stata un’occasione per comprendere i comportamenti sociali: la società si è spaccata in due, i buoni provax e i cattivi novax. Il ritorno alla normalità sta rimettendo le cose a posto e in qualsiasi gruppo ci siamo posti è fondamentale comprendere i meccanismi del pensiero umano e la facilità con cui siamo irretiti dal cosiddetto mainstream.

Nelle università gli studi su come influenzare la mente umana spostandone l’obbiettivo, ad esempio verso un prodotto che una ditta vuole vendere sul mercato, diventano sempre più finanziati e richiesti

Questa giornalista fa una buona analisi in un video di due minuti.

C’è un meccanismo nella nostra mente, un prodotto difensivo sgraziato: “re-attivo”, e va visto con gli occhi della consapevolezza ed eliminato dalla nostra vita: lo possiamo chiamare “buonismo”, il cercare di mostrare agli altri come siamo buoni e corretti. Un meccanismo che produce danni alla nosttra e altrui vita.

Alcuni allievi mi hanno posto la stessa domanda: <ma maestro, tutto quello che lei scrive, cos’ha a che fare col Tai Chi? Io vengo a lezione per rilassarmi e imparare qualche buon esercizio per stare bene.>

Il Tai Chi si basa sul concetto taoista di:

Yi – Qi – Li

Lo Yi, la mente, comanda sul Qi, l’energia, su Li, il corpo, e quindi non può esserci miglioramento dello stato fisico senza una comprensione di come funziona la nostra psiche e, il “buonismo” è il blocco della nostra psiche che produce danni sul corpo perché è un meccanismo reattivo dell’inconscio, instillato, inserito lì da un pensare sociale, non consapevole. Potremmo dire: un tarlo nella mente.

Un esempio che si verifica ad ogni lezione lo abbiamo nell’eccessiva e controproducente re-attività muscolare che l’allievo attua quando viene testato o quando deve mettere in atto un’applicazione o che applica in uno scambio di Tui Shou con un altro allievo.

Il taoismo parla di “non azione” o di azione vuota e l’occidentale ha spesso, con la sua logica razionalista, confuso questo con il non fare nulla: l’ozio, il padre dei vizi! In realtà indica una “non re-azione”, una azione naturale al posto di ad una reazione. Per i maestri dell’Oriente l’azione naturale è quell’agire sempre in conformità con quello che accade attorno. Così, se un uccellino si posa sul palmo della sua mano, il movimento del Maestro può essere tanto sottile e delicato che l’uccellino non trova spazio per darsi la spinta con le zampette per volare via!

Se avessimo adottato questa maestria della mente durante la pandemia ci saremmo risparmiati molti conflitti umani…

La natura non è maligna, il Tao è benefico e noi possiamo affrontare tutte le situazioni rilassati nella mente e quindi anche nel corpo. Se crediamo nella malignità dell’esistenza siamo costretti ad essere buoni, ma è una reattività, è buonismo.

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La rivoluzione della salute

Imparare a curarsi è fondamentale. Il ritorno al passaparola, al “tu cosa fai?”, ai “rimedi della nonna”, alle tecniche olistiche, naturali, imparare la potenza della mente è di importanza capitale in un mondo dove “finire” in ospedale è diventato pericoloso, dove non vengono più stanziati fondi alla sanità pubblica, dove l’attesa per un esame è interminabile, dove un essere umano sano è visto come un pericolo perché non controllabile.

Uno degli assiomi più importanti ne “Il capitale” di Karl Marx è, se si vuole compiere una rivoluzione, la necessità di far propri gli strumenti di produzione. A me piace pensare a questa necessità come momento evolutivo di ogni essere umano e, quale miglior appropriazione di quella di “aver cura di sé”?

Espropriare l’enorme potere che gli ordini sanitari, le case farmaceutiche detengono per controllare la popolazione mondiale per tornare ad una società più umana e più naturale.
Il Tai Chi Chuan, il Qi Gong, la Meditazione rientrano fra i sistemi “rivoluzionari” che l’essere umano ha a disposizione per avere cura di sé senza delegare questa supinamente ad altri.

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Salute

La potenza della mente

Le esperienze “forti” sono essenziali per l’apprendimento nella vita e la recente pandemia ci ha insegnato molte cose.L’umanità si è sempre trovata fra due grandi scelte: l’asservimento religioso, il fatalismo di un Dio che può decidere se terminare o no, in qualsiasi momento, la nostra esistenza e il trovarci gettati in un’esistenza dove il caos e il caso decidono le nostre sorti e l’essere umano deve lottare con tutte le proprie forze per sopravvivere. La nostra epoca storica vive nella seconda situazione, il minaccioso virus colpisce a caso e senza pietà.

“Tachipirina e vigile attesa” è stata l’unica speranza sino all’arrivo dell’arma che l’essere umano è riuscito a produrre, finalmente l’unica protezione contro una natura cattiva che cerca di ucciderci.Non è andata così, il vaccino non ha funzionato e siamo ancora vivi. Tanti ancora non hanno realizzato questa realtà perché sono troppo incastrati nella visione di una natura maligna e che solo il nostro ego vanaglorioso può contrastare.

La pandemia è stata la sconfitta della megalomania dell’ego, dell’antropocentrismo, “dell’uomo” maschio dominatore e conquistatore sulla natura. Esiste una soluzione diversa, esiste la possibilità di “comprendere” la Natura, di farne parte e utilizzare i suoi poteri, di compiere un viaggio assieme. Anche il rispetto dell’ambiente ne fa parte, ad esempio: con mascherine, siringhe di plastica “usa e getta”, prodotti disinfettanti abbiamo inquinato ancora di più il mondo, e quindi siamo andati ancora una volta “CONTRO-NATURA “… È il momento di dire basta e di cercare di capire la vita e trovare un’altra via. Tao significa Via e nel Taoismo la via corretta è di somma importanza.

Mi direte, ma come? Cosa possiamo fare?

La risposta l’ho già data: conoscere la Natura, ad esempio conoscere l’energia e la potenza che abbiamo a disposizione con la nostra mente. A volte al mattino mi viene un raffreddore, in quel momento, avendo lavorato sull’energia, sul Qi che mantiene tutti in vita, la faccio scorrere nel naso, uso la mente come un pennello e magicamente le vie respiratorie si aprono. Una tecnica molto potente che mi è servita anni fa in ospedale quando, a causa dell’uso di lenti a contatto in mare, la cornea si è infettata coinvolgendo la pupilla e ho rischiato di perdere la vista. Per i medici era un caso con poche speranze, ma costantemente portavo l’energia dove sentivo dolore e in una settimana l’occhio è guarito senza lasciare una cicatrice.

E poi abbiano il respiro e i movimenti che muovono il Qi, come il Tai Chi. La Natura non ci ha creato per abbandonarci a noi stessi, ma per farci imparare a conoscerci e a conoscerla.

La formula “tachipirina e vigile attesa” è tragica, perché ci dà un’illusione malefica che questo prodotto farmaceutico abbia qualche proprietà benefica, ma invece agisce contro natura. Nonostante ciò, la vigile attesa ha un minimo di valore: quando siamo malati, ad esempio col Covid, la nostra mente ha tutte le potenzialità per guidarci verso la guarigione, ma dobbiamo imparare a conoscerle, non possiamo stare lì in angosciosa attesa per capire se la Natura è ben disposta verso di noi oppure ha deciso, così, a caso, di cancellarci dall’esistenza.

La malattia non arriva mai a caso, ma questo richiede una mente aperta e uno scritto ben più lungo di questo!

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Natura Salute Spiritualità

La scienza della materia e la scienza della vita

Alcune persone dicono che se ci fidiamo a salire su un ponte o su un aereo allo stesso modo dobbiamo fidarci della scienza medica. Non comprendono che la scienza sulle cose inanimate è una scienza esatta, ma la scienza sulla vita, soprattutto su quella umana, non può essere una scienza esatta: ogni persona reagisce in maniera diversa l’una dall’altra a determinati stimoli e anzi, ognuno di noi ha reazioni diverse in momenti e atteggiamenti diversi, come i test di Tai Chi che pratichiamo costantemente dimostrano.

È essenziale che la scienza medica comprenda che non è onnipotente e che alcune malattie, come quelle influenzali, non hanno possibilità di essere evitate con i vaccini perché sono malattie essenziali all’evoluzione umana e che la Natura troverà sempre una maniera di aggirare i vaccini, come ha ampiamente dimostrato in questi ultimi due anni creando varianti su varianti. Pensate che ci sono persone che pur di avere il green pass, si sono messe nel naso muco di infetti senza ammalarsi di Covid.

È inutile continuare con nuovi richiami vaccinali perché se uno deve ammalarsi di influenza o di Covid si ammalerà, vaccino o non vaccino. Nelle persone esiste una mente conscia e una mente inconscia che in un ponte o in aeroplano non è presente e in più il vaccino debilita l’inconscio che subisce il bombardamento mediatico dell'”assoluta necessità di vaccinarsi”, costi quel che costi, avendo come conseguenza che il sistema immunitario non funzionerà più al meglio. Frasi come “chi non si vaccina muore” sono criminose e influenzeranno per anni la società indebolendola.

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L’arte di respirare

L’errore di ogni civiltà è di ritenersi unica portatrice di verità e la nostra medicina e la nostra scienza hanno fallito durante la pandemia proprio per la loro incapacità di vedere al di là del “credo scientifico” in cui si sono incastrate.

“L’arte del respiro” è un libro di James Nestor che mostra un altro mondo scientifico che l’umanità ha studiato da millenni e che la “moderna scienza” sistematicamente tende a rimuovere: troppi sono gli interessi economici nel propinare i prodotti delle case farmaceutiche che danno enormi guadagni. Tantissime le possibilità di curare molte malattie respirando, ma è una cura che ha profitti economici irrisori. In questo passaggio del libro, uno scienziato in poche frasi riassume gli studi millenari dell’umanità sul respiro e sull’energia vitale:


“Inevitabilmente, studiando la materia vivente e le sue reazioni, studiamo la vita stessa”. Ciò che distingue gli oggetti inanimati come i sassi dagli uccelli, le api e le foglie, è il livello di energia, o la “eccitabilità” degli elettroni all’interno degli atomi che compongono le molecole della materia. Più è facile e frequente il trasferimento di elettroni tra le molecole, più la materia è “insatura”, e dunque più viva. Szent‐Györgyi studiò le più antiche forme di vita sulla Terra, e dedusse che erano tutte fatte di “accettori di elettroni deboli”, il che significava che non riuscivano ad accogliere o rilasciare facilmente gli elettroni. Sosteneva che questa materia disponesse di meno energia, e quindi di minori probabilità di evolversi. Perciò era rimasta così com’era, a ciondolare combinando poco o niente, per milioni e milioni di anni. Alla fine l’ossigeno, il sottoprodotto di quel ciondolare, si accumulò nell’atmosfera. L’ossigeno era un forte accettore di elettroni. Le nuove creature che si evolvevano in modo da consumare ossigeno, attraevano e scambiavano molti più elettroni rispetto alle forme di vita più antiche, anaerobiche. Con questo supplemento di energia, le prime forme di vita si evolvettero con relativa velocità diventando piante, insetti e tutto il resto. “Lo stato vitale è uno stato decisamente insaturo dal punto di vista degli elettroni” scrisse Szent‐Györgyi. “La natura è semplice ma sottile”. Questa premessa si può applicare alla vita attuale sul pianeta. Più ossigeno la vita è in grado di consumare, maggiore eccitabilità degli elettroni ottiene, e più diventa animata. Quando la materia vivente è pullulante e capace di assorbire e trasferire elettroni in modo controllato, resta sana. Quando le cellule perdono la capacità di scaricare e assorbire elettroni, cominciano a deteriorarsi. “Eliminare irreversibilmente elettroni significa uccidere” scrisse Szent‐Györgyi. Questo deterioramento dell’eccitabilità degli elettroni è ciò che porta il metallo ad arrugginirsi e le foglie a diventare marroni e morire. Anche gli uomini “arrugginiscono”. Quando le cellule nei nostri corpi perdono la capacità di attirare ossigeno, scriveva sempre Szent‐Györgyi, gli elettroni al loro interno rallentano e smettono di scambiarsi liberamente con altre cellule, e questo porta a una crescita sregolata e anomala. I tessuti cominciano ad “arrugginire” in un modo molto simile agli altri materiali. Ma non lo chiamiamo “arrugginimento dei tessuti”. Lo chiamiamo cancro. E questo contribuisce a spiegare perché il cancro si sviluppa e prospera in ambienti con poco ossigeno. Il modo migliore di mantenere in salute i tessuti del corpo era imitare le reazioni che si sono evolute nella prima vita aerobica sulla Terra, ovvero inondare il nostro corpo con una presenza costante di quel “forte accettore di elettroni” che è l’ossigeno. Respirare lentamente, di meno e dal naso equilibra i livelli dei gas respiratori nel corpo e distribuisce la massima quantità di ossigeno alla massima quantità di tessuti, in modo che le nostre cellule dispongano della massima quantità di reattività elettronica. “In ogni cultura e in ogni tradizione medica precedente alla nostra, la guarigione veniva effettuata spostando l’energia” affermava Szent‐Györgyi. Lo spostamento dell’energia degli elettroni consente agli esseri viventi di restare vivi e sani per il tempo più lungo possibile. I nomi possono cambiare – prana, orenda, ch’i, ruah – ma il principio è sempre rimasto lo stesso. A quanto pareva, Szent‐Györgyi seguì questo consiglio. Morì nel 1986, a novantatré anni.


Di particolare interesse per chi pratica Tai Chi è quest’altro brano del libro:


Un’ultima parola sulla respirazione lenta. Ha anche un altro nome: preghiera.

Quando i monaci buddhisti cantano il loro mantra più conosciuto, Om Mani Padme Hum, ogni frase pronunciata dura sei secondi, con sei secondi per inalare prima che il canto ricominci. Il canto tradizionale dell’Om, il “suono sacro dell’universo” usato nel giainismo e in altre tradizioni, richiede sei secondi per cantare, con una pausa di circa sei per inalare.

Anche il canto sa ta na ma, una delle tecniche più note del Kundalini yoga, comporta sei secondi per vocalizzare, seguiti da sei secondi per inalare. Poi c’erano le antiche posizioni induiste di mano e lingua chiamate mudra. Una tecnica chiamata khechari, concepita per aiutare a migliorare la salute fisica e spirituale e guarire dalle malattie, comporta di appoggiare la lingua sul palato, in modo che sia puntata verso la cavità nasale. I respiri profondi e lenti che si eseguono in questa tecnica durano sei secondi ciascuno. Giapponesi, africani, hawaiani, nativi americani, buddhisti, taoisti, cristiani: queste culture e religioni avevano tutte sviluppato in qualche forma le stesse tecniche di preghiera, che richiedevano gli stessi schemi respiratori. E tutte, con ogni probabilità, beneficiavano dello stesso effetto calmante.

Nel 2001 i ricercatori dell’università di Pavia hanno radunato una ventina di soggetti, li hanno coperti di sensori per misurare il flusso sanguigno, la frequenza cardiaca e il feedback del sistema nervoso, poi hanno chiesto loro di recitare un mantra buddhista, oltre alla versione originale latina del rosario, il ciclo cattolico di preghiera dell’Ave Maria che viene pronunciato metà dal prete e metà dalla congregazione. Con loro stupore, hanno scoperto che il numero medio di respiri per ogni ciclo era “quasi esattamente” identico, solo un po’ più veloce del ritmo delle preghiere induiste, taoiste e native americane: 5,5 respiri al minuto.

Ma ancora più sorprendente era l’effetto che aveva questa respirazione sui soggetti. Ogni volta che seguivano lo schema della respirazione lenta, l’afflusso di sangue al cervello aumentava e i sistemi del corpo entravano in uno stato di coerenza, in cui le funzioni di cuore, circolazione e sistema nervoso sono coordinate al massimo dell’efficienza. Nel momento in cui i soggetti tornavano a respirare in modo spontaneo o a parlare, i loro cuori battevano a un ritmo un po’ più irregolare, e l’integrazione di questi sistemi pian piano si perdeva. Qualche altro respiro lento e rilassato, e tornava a essere ripristinata.

Un decennio dopo i test di Pavia, due rinomati professori e medici di New York, Patricia Gerbarg e Richard Brown, hanno sperimentato lo stesso schema di respirazione su pazienti con ansia e depressione, senza la preghiera. Alcuni di essi avevano difficoltà a respirare lentamente, quindi Gerbarg e Brown hanno consigliato loro di cominciare con un ritmo più semplice: un’inalazione di tre secondi e un’esalazione almeno della stessa lunghezza. A mano a mano che i pazienti si abituavano, le loro respirazioni diventavano più lunghe.

Il risultato è stato che il ritmo respiratorio più efficiente si ha quando sia la lunghezza delle respirazioni sia il totale di respiri al minuto si attengono a una inquietante simmetria: inspirazioni di 5,5 secondi seguiti da espirazioni di 5,5 secondi, il che equivale quasi esattamente a 5,5 respiri al minuto. Era lo stesso schema del rosario.

I risultati erano inequivocabili, anche se la pratica durava solo cinque-dieci minuti al giorno. “Ho visto pazienti trasformati dall’adozione di pratiche respiratorie regolari” ha detto Brown. Lui e Gerbarg hanno usato questa tecnica di respirazione lenta addirittura per guarire i polmoni dei superstiti dell’11 settembre che soffrivano di una tosse cronica e dolorosa causata dai detriti, una malattia terribile chiamata polmone “a vetro smerigliato”. Non esiste una cura nota per questo disturbo, eppure dopo appena due mesi i pazienti ottenevano un miglioramento significativo soltanto imparando a praticare qualche giro di respirazione lenta al giorno.

Gerbarg e Brown avrebbero scritto libri e pubblicato diversi articoli scientifici sul potere rigenerante della respirazione lenta, che si sarebbe diffusa con il nome di “respirazione risonante” o “respirazione coerente”. La tecnica non richiede nessuno sforzo reale, né tempo o grandi attenzioni. E possiamo eseguirla ovunque, in qualsiasi momento. “È una cosa privata” scriveva Gerbarg. “Nessuno capisce che lo stai facendo”.

Da molti punti di vista, questa respirazione risonante offriva gli stessi benefici della meditazione a persone che non avevano voglia di meditare. O dello yoga a persone che non amavano l’idea di alzarsi dal divano. Offriva il tocco balsamico della preghiera a persone che non erano religiose.

Cambiava qualcosa se si respirava a una frequenza di cinque o sei secondi, o se si sbagliava di mezzo secondo? No, a patto che i respiri si aggirassero attorno ai 5,5 secondi. “Abbiamo pensato che il rosario si sia evoluto anche perché si sincronizzava con i ritmi cardiovascolari intrinseci (Mayer), e per questo regalava una sensazione di benessere, e forse una aumentata sensibilità al messaggio religioso” scrivevano i ricercatori di Pavia. In altre parole, le meditazioni, le Ave Marie e decine di altre preghiere che erano state sviluppate in migliaia di anni non erano del tutto prive di fondamento. La preghiera guarisce, soprattutto quando è praticata a 5,5 respiri al minuto.


La Forma Yang tramandata dal GM° Yang Sau Chung e praticata nella International Tai Chi Chuan association, ha una durata di trenta minuti e, indovinate quanti secondi è lungo un singolo movimenti e quindi un singolo respiro?

Cinque secondi e mezzo.

Il libro dà una carrellata delle enormi potenzialità della respirazione, ma l’autore alla fine sembra anche lui confuso e scisso fra scienza olistica e scienza allopatica proprio come tutta l’umanità è confusa su quale direzione prendere per il futuro visto il vicolo cieco in cui ci siamo infilati a livello scientifico.


Nestor conclude:

La respirazione perfetta è questa: inalare per circa 5,5 secondi, poi esalare per 5,5. Equivale a 5,5 respiri al minuto, per un totale di circa 5,5 litri d’aria. Potete praticare questa respirazione perfetta per qualche minuto, o qualche ora. La massima efficienza del nostro corpo non può mai essere di troppo.

L’arte del respiro

James Nestor

Editore: Aboca (18 marzo 2021)

346 pagine, anche in italiano

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il fallimento di Israele

Pare che Israele, dopo il fallimento della politica vaccinale – è la nazione con più contagi al mondo in rapporto alla popolazione nonostante siano alla quarta dose vaccinale – ci abbia rinunciato.

Questa notizia è molto positiva perché è da sempre che diciamo che non è possibile trovare un vaccino per le malattie stagionali come l’influenza. Il perché è semplice, la Natura protegge se stessa e il sistema evolutivo grazie a queste malattie che servono a fermare l’autodistruttività delle persone che, soprattutto nei mesi invernali, si stressano, non si fermano, non riposano abbastanza.

È tutta questione di intelligenza, bisogna uscire dal proprio piccolo mondo egoico in cui i megalomani cercano soluzioni non naturali come i vaccini influenzali e del Covid e non soluzioni naturali come la prevenzione, il riposo e la guarigione naturale, energetica.

Naturalmente, dato che viviamo in mezzo a personaggi folli e pochissimo evoluti, ci vorranno secoli prima di comprendere come funzionamo veramente.