Questa crisi pandemica ha travolto una categoria particolare, la figura del Maestro spirituale. Quelli religiosi sono stati spazzati, colpiti da uno tzunami: vedere rabbini, preti, monaci buddisti col braccio messo a nudo, non come scelta di vita come fanno i monaci tibetani, ma per l’iniezione di rito, ha dato il colpo finale alla religiosità delle persone, religiosità che era già ai minimi termini. C’è un’altra categoria di Maestri colpita dalla crisi, i maestri di quelle pratiche che si sono diffuse a livello planetario, come quelli di Yoga e di Tai Chi. Molti di loro grazie al lavoro decennale su come funziona la vita e quindi grazie alla loro saggezza, hanno messo subito in guardia dalle enormi falsità politiche, mediche, scientifiche che hanno travolto il mondo. Non sono stati ascoltati, hanno perso centinaia di allievi impauriti dai messaggi martellanti della propaganda univoca dei media. Sono stati incapaci di comunicare la necessità nelle persone di sviluppare l’aspetto Spirituale? Sì e no, in fondo è responsabilità di ogni individuo questo sviluppo essenziale alla sopravvivenza della specie. Bilanciare Yin Yang, materialismo con spiritualismo. Ogni società con questi aspetti squilibrati è crollata e la nostra è sull’orlo di un baratro appunto perché non esiste più un aspetto spirituale. Questi maestri spirituali hanno però, appunto perché hanno lavorato sullo Spirito, la capacità di restare immobili, centrati durante la tempesta e attendere chiunque riesca ad aprire gli occhi sulla falsità di tutto ciò che sta accadendo e gli allievi che sono rimasti o che arrivano, sono ad un livello di evoluzione spirituale più evoluto rispetto a coloro che sono andati via sbattendo la porta, ad esempio perché il maestro/la maestra non si è vaccinato/a. L’occidentale ha una idealizzazione dei maestri: devono essere come li dipinge, devono essere buoni, bravi, giusti. Questa idealizzazione è falsa, è la causa della loro incapacità di vivere perché hanno mentalizzato come loro stessi dovrebbero essere, buoni e bravi, ma non si accorgono che non conoscono la verità della vita ed allora sono manipolati da qualunque “ipnotizzatore” sia di fronte a loro, un giornalista, un conduttore televisivo, un politico – ricordate Berlusconi? Monti? Renzi? Conte? Idealizzati e finiti nella polvere -. Un vero maestro lo è perché ha la capacità di ascoltare, non se stesso, ma la vita e può essere selvaggio, sconveniente, sconvolgente, e se l’allievo ha la testa piena delle sue idee, riempita dalle convenzioni sociali, è inutile che si dia la pena di cercare un maestro. C’è poi una categoria di allievi che capiscono la bontà dell’insegnamento, ma non accettano il maestro e lo criticano o abbandonano. Questi sono scissi e la loro parte distruttiva – una delle due parti sarà sempre distruttiva – colpisce la figura del maestro, senza rendersi conto che così ci si dà “la zappa sui piedi” colpendo direttamente la propria parte sana, ricercatrice di respiro, aria fresca, vita, in questo mondo maleodorante, insano. Questa parte distruttice c’è in tutti e si attiva quando, a personaggi castranti, malevoli, mortiferi, viene dato grande spazio e risalto mediatico. Quando la nostra mente cade nel loro tranello, uscire dalla gabbia, che in fondo noi stessi ci siamo fatti, è difficile e cercare il maestro interno o esterno è l’unica soluzione per tornare a vivere. |
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L’istante sacro
Vivere l’attimo presente è la sostanza del cosiddetto “pensiero orientale”. Vivere nel passato e nel futuro è la sostanza del dualismo occidentale. La sanità della mente e del corpo si trova solamente se si realizza il “non dualismo”.
La mia mente quindi è sana quando non la proietto nel futuro come costantemente accade alle persone: c’è un virus molto pericoloso? Speriamo passi presto. No. Imparando dai Maestri è certo che è meglio vivere qui, adesso ed ora: provo a capire il senso di quello che mi succede, persino se mi ammalo, resto dentro l’istante, lo vivo totalmente. Ho dolori? Sono in ospedale? Sono al lavoro? In coda? Ogni istante ha un senso suo proprio. Ad esempio, sto soffrendo in una corsia d’ospedale, fermo la mente, mi immobilizzo, entro nel dolore e cerco di capirlo, di accettare il suo messaggio perché ogni dolore è un messaggio di qualcosa che non voglio comprendere, che non voglio ascoltare.
Questa la soluzione, la risposta giusta ad ogni problema. Invece di chiuderci in casa, in un mondo di illusione dovuto ad un temuto agente nemico, entriamo in noi stessi e applichiamo la saggezza profonda dei maestri che hanno compreso l’esistenza.