Omero creò due opere di grande spessore, una si potrebbe definire “movimento ascendente verso lo Yang” e l’altra “movimento discendente verso lo Yin”. Ovvero l’Iliade e l’Odissea.
Nell’Iliade, Omero ci mostra come l’essere civilizzato va incontro alla sua inesorabile morte: Achille non riesce a fermarsi e muore sotto le mura di Troia.
Ulisse invece, che conosce bene i cicli della Natura, porta il legno, il “cavallo di Troia”, al naturale compimento del ciclo ascendente, verso il Fuoco e Troia, grazie all’eroe, simbolicamente brucia. La primavera – Legno nella bistrattata Medicina Tradizionale Cinese, usata però dai furbi cinesi per bloccare l’epidemia di coronavirus – cede il passo all’Estate, Fuoco.
Omero supera se stesso nell’Odissea mostrando tutto il difficile percorso discendente del ciclo, Metallo e Acqua, Autunno ed Inverno. L’Odissea è follemente piena di bellezza simbolica, ad esempio Ulisse riesce a chiudere il famelico “terzo occhio” di Polifemo. Riesce a fermare il vorticare dei pensieri e delle luci dell’ammiccante società moderna, tv, telefonini, computer e legandosi alla pancia di una capra riesce a integrare nel suo essere i suoi tre centri, Testa, Cuore, Pancia.
Ulisse infine affronta la fase finale del ciclo, l’acqua e, sempre simbolicamente, rimane solo, si sfronda di tutti i suoi blocchi, lasciando tutto e tornando a Itaca solo, senza più nulla. L’ego ha mollato tutti i suoi attaccamenti!
Ecco la prova finale, Ulisse è l’unico che riesce a tendere l’arco, il suo arco, cioè il diaframma e ha imparato a respirare, ad aprirsi, non è più un corpo di carne e muscoli, è un corpo energetico e scaglia la freccia che simboleggia il suo ritorno, il termine del ciclo e ritorna ad essere vero re.
Anche noi, praticanti di Tai Chi, siamo come Ulisse se comprendiamo la Natura e la Vita ed il nostro ritorno ad Itaca-Itcca è certo: basta perdersi per strada come fece Ulisse!
Onore al Maestro Omero e ad al suo allievo Ulisse, vero saggio moderno.